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Il giardino storico e i suoi punti di interesse

ospitalità in campagna

Giardino storico cremonese, quello di Farisengo è considerato “verde di rispetto” dal 1951. E’ sicuramente tra i giardini più curati del territorio grazie a una continua opera di manutenzione che ha permesso il mantenimento del disegno naturale iniziale. Come tale è protetto dalle Belle Arti.

All’epoca del Catasto di Carlo V, nel 1551, è citata un’area chiamata “viridarium”. Si trattava di un orto botanico che doveva essere annesso al cascinale di Farisengo, denominato all’epoca “la possessione della corte”. Questo orto, delimitato da siepi, nel Cinquecento rappresentava un primo esempio di giardino organizzato.

La presenza di un laghetto con proprie acque sorgive, due fontane, la casetta del pescatore e la casetta svizzera o del cacciatore, l’uccelliera, la ghiacciaia e la serra, risalgono invece all’Ottocento, essendo elementi tipici dei giardini italiani di quell’epoca.

Dal “viridarium” al Giardino romantico dell’800… la storia  “botanica” di questo splendido parco a pochi Km da Cremona attraversa i secoli senza soluzione di continuità.

La Serra o Limonaia

La serra si presenta con decorazioni pittoriche tra l’ocra e il marrone, il gusto neogotico ai lati, con alcune arcate di gusto rinascimentale al centro. Ora il tetto che la ricopre è stabile mentre un tempo la serra rimaneva scoperta dalla primavera all’autunno e in inverno veniva ricoperta e riscaldata da una stufa per tenere riparate da eventuali gelate le piante più delicate, nonché per la tradizionale limonaia.

Le essenze arboree

Il giardino storico esprime, proprio attraverso la presenza di alcune specie botaniche, il loro accostamento e la loro collocazione, le tendenze romantiche diffuse a Cremona e nell’intera provincia nell’Ottocento.

Tra le specie botaniche si distinguono quelle esotiche decorative, come le piante di banano.

Un gruppo di magnolie secolari si presenta sullo sfondo del prato che porta al laghetto, la macchia risulta imponente e particolarmente suggestiva soprattutto durante la fioritura di queste stupende piante di origine giapponese.

Una storica “Sophora japonica” risulta essere tra le più caratteristiche del giardino per la sua forma, l’antichità ma soprattutto per la collocazione caratteristica lungo le sponde del laghetto. Di origine asiatica, a questa pianta è legato il simbolo della “perfezione nascosta” in quanto dai suoi fiori si estraevanosostanze medicinali con proprietà depurative.

In un angolo del laghetto spiccano dei salici molto ornamentali della specie “Salix tortuosa” che si presentano particolarmente contorti nel fogliame.

La restanti specie botaniche sono autoctone, alcune secolari e di grande pregio; spiccano dei platani centenari con tronchi di diametro di circa due metri, vi sono nella parte più a sud querce e sparsi qua e là carpini bianchi, ontani, ippocastani, tigli e frassini.

La casa dei pescatori e ponticello

Sulle sponde del laghetto vi è una piccola casa dei pescatori, ora ristrutturata. Poco più in là un ponticello da dove si gode una visione paradisiaca del laghetto e del giardino nel suo insieme.

La Ghiacciaia

Essendo la casa padronale abitata, anche per lunghi periodi, non poteva mancare la ghiacciaia, utilizzata per la conservazione dei cibi più deteriorabili. Questa si presenta di buone dimensioni e ben conservata dal punto di vista murario.

Architettonicamente comprende una camera centrale e un “giro di lumaca”, quale corridoio di separazione termica tra l’esterno e l’interno. Una vera e propria cella frigorifera presente in molte regioni con nomi diversi.

La casetta svizzera o del cacciatore

In una posizione centrale a sud del parco, seminascosta dai tassi secolari e immersa tra cespugli di nocciolo e felci, è collocata una graziosa casetta detta “casetta svizzera” o “casetta del cacciatore”.

Risultato di un gusto dell’epoca che, in chiave romantica, modificava il classico riferimento al “Genius loci” (di solito un tempietto presente nei giardini rinascimentali) proponendo dei motivi di ambientazione, quale quello alpino, confacenti al gusto del turismo d’élite europeo.

All’interno della casetta sono presenti pitture semplici, legate alla cultura contadina. Dietro la porta vi è dipinto un curioso almanacco che permette di fissare un termine  cronologico (1831) grazie alla scritta in dialetto cremonese “Almanach de l’an MCXXXI sénsa sold sé paga nisun”.

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